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Ossigeno-ozono terapia

L’Ossigeno Ozono Terapia è una pratica medica che utilizza i benefici effetti dell’ozono per scopi terapeutici; l’obiettivo del trattamento consiste essenzialmente nell’aumentare la quantità disponibile di ossigeno o dei suoi radicali, attraverso l’introduzione di ozono nel corpo.
La somministrazione avviene con diversi metodi e con concentrazioni diverse di ozono in ossigeno (μg / ml ).

L’Ossigeno-Ozono, grazie alla normalizzazione dei livelli di prostaglandina E2, ha efficacia antiflogistica, antidolorifica, eutrofica, miorilassante e neoangiogenetica.

L’Ossigeno – Ozono terapia può essere impiegata in numerose patologie, poichè differenti vie di somministrazione (locali e generali) e diverse concentrazioni di ossigeno in ozono portano differenti effetti terapeutici.
I campi di applicazione spaziano tra le varie Specialità mediche, come l’ortopedia, la medicina sportiva, la medicina interna, la reumatologia, la neurologia, la dermatologia e molte altre.

Christina Capuano Trattamento Ossigeno Ozono Terapia Como

Le principali proprietà mediche dell’ozono

  • Azione antinfiammatoria e decongestionante che si esplica grazie all’aumento dell’afflusso di ossigeno nella sede dell’infiammazione
  • Azione antiedemigena
  • Azione antidolorifica per l’ossidazione dei trasmettitori nervosi che determinano il dolore
  • Azione disidratante sul nucleo polposo
  • Azione riattivante il microcircolo ( neoangiogenesi)
  • Azione rigenerante i tessuti
  • Azione cicatrizzante
  • Azione neurotrofica diretta
  • Azione anti-batterica e virustatica per la formazione dei perossidi
  • Azione disinfettante e trofica diretta nell’applicazione locale
  • Aumenta la deformabilità dei globuli rossi con relativo miglioramento della circolazione sanguigna
  • Aumenta l’utilizzo del glucosio da parte delle cellule per aumentata glicolisi
  • Migliora il metabolismo delle proteine grazie alla sua affinità con gruppi solfidrici
  • Migliora il metabolismo degli acidi grassi per l’attivazione degli enzimi che bloccano i perossidi e i radicali liberi, nonché favorisce l’eliminazione di liquidi in eccesso dai tessuti

Campi di applicazione

Malattia dell’Apparato Muscolo Scheletrico

Un utilizzo importante risulta nel trattamento delle ernie e protusioni discali, sia lombari che cervicali, nella coxo-artrosi, gonartrosi, periartrite scapolo omerale, entesopatie inserzionali, sindromi canalicolari come la sindrome del tunnel carpale e la sindrome del tunnel tarsale.
E’ indicata nella fibromialgia, nelle tendinopatie, nella malattia di De Quervain e nella tendinite del tendine d’Achille, rispondono molto bene le epitrocleite, le talloniti, le borsiti.

Medicina Sportiva

Le indicazioni più frequenti nella medicina sportiva sono il recupero dei traumi sportivi , in particolare le distorsioni articolari, le contratture o gli strappi muscolari, dove si osserva una importante riduzione dei tempi di recupero della attività motoria; trova applicazione nel dolore articolare, ovvero in tutte le patologie da elevato utilizzo dei muscoli e dei tendini, tipiche dell’attività dello sportivo.

Riabilitazione post-operatoria

L’Ossigeno-Ozono migliora notevolmente i tempi di recupero nell’intervento di protesi d’anca e di ginocchio, ma anche nella ricostruzione della cuffia dei rotatori della spalla.

Malattie della cute

Si utilizza l’azione sul microcircolo, per curare le piaghe da decupito, le ulcere trofiche, le onicomicosi, le verruche, nonché le lipodistrofie localizzate (cellulite) attraverso 3 meccanismi : 1) scissione degli acidi grassi che, legandosi ai liquidi, vengono eliminati con le urine, 2) allontanamento dei liquidi interstiziali stagnanti legati alla cellulite ed alla cattiva circolazione, 3) apporto di maggiore ossigeno ai vari distretti, con attivazione del metabolismo locale e miglioramento della circolazione venosa e linfatica.

Malattie del microcircolo e da carente apporto di ossigeno

Si usa nell’insufficienza circolatoria venosa e arteriosa agli arti inferiori con le loro complicanze, come l’edema declive (gambe gonfie), le ulcere da stasi venosa o post-flebitiche. Ampiamente utilizzato nel diabetico che presenta ulcere trofiche come il “piede diabetico”.
Evidenti benefici si ottengono nel paziente di sesso maschile in corso di disfunzione erettile su base vascolare.

Malattie Odontoiatriche

Trova applicazione nei processi infiammatori quali gengiviti, parodontopatie, piorrea, carie, osteonecrosi, infezioni, dolori all’articolazione temporo- mandibolare.

Metodi di somministrazione

  • Iniezioni intra e periarticolari
  • Iniezioni intramuscolari
  • Iniezioni intraforaminali
  • Iniezioni perinervose
  • Iniezioni peritendinee
  • Iniezioni sottocutanee
  • Ossigeno Ozono Terapia (OOTS)
  • Piccola autoemotrasfusione
  • Bagging
  • Olio e acqua ozonizzati

Trattamenti con infiltrazioni

Per ernia del disco si intende lo sfiancamento o la rottura dell’anello fibroso del disco intervertebrale con conseguente dislocazione del nucleo polposo.
In caso di semplice sfiancamento l’ernia è detta contenuta, in caso di rottura si parla di ernia espulsa. L’ernia diventa sintomatica quando comprime le strutture nervose e crea un conflitto radicolare.
Le lacerazioni del disco determinano il rilascio di mediatori chimici dell’infiammazione che possono causare un dolore severo anche in assenza di una compressione diretta delle radici nervose: si tratta di radicolite chimica, cioè di un processo infiammatorio che coinvolge le radici nervose dei nervi nel punto in cui questi fuoriescono dalla colonna vertebrale.
La terapia con ossigeno ozono rappresenta la scelta piu’ idonea.
Le percentuali di risoluzione del quadro doloroso con ossigeno ozono terapia raggiunge l’85%-90% di risultati positivi.
La chirurgia è l’ultima opzione ma può essere necessaria per contrastare una sintomatologia dolorosa non più gestibile in modo conservativo (terapia medica o infiltrativa).
L’artrosi dell’anca è una malattia che colpisce la superficie dell’articolazione, la cartilagine. In molte persone,con l’avanzare dell’età, si verifica un’usura patologica dell’articolazione; sovrappeso, carichi eccessivi o microlesioni dell’articolazione (ad esempio, causate da particolari tipi di sport) favoriscono lo sviluppo di un’artrosi patologica. Con il passare degli anni, lo strato liscio di cartilagine diventa sempre più usurato e ruvido, si creano solchi e screpolature e ne risente la funzione di scivolamento della testa femorale nella glena; si possono anche staccare piccoli frammenti di cartilagine che irritano la membrana sinoviale dell’articolazione. Anche lesioni dell’articolazione causate da incidenti, carichi sbilanciati ed eccessivi oppure glene affette da patologie possono portare a un deterioramento della superficie della cartilagine. Questo processo di usura è inevitabile, perché la persona adulta non è in grado di rigenerare le cartilagini delle articolazioni quindi insorge un’infiammazione e un gonfiore della mucosa dell’articolazione. L’infiammazione cronica causa anche un ispessimento della capsula. La mobilità dell’articolazione viene ridotta da questi fattori e questo causa anche un accorciamento dei muscoli e dei tendini dell’articolazione stessa. Le modifiche patologiche delle articolazioni artrosi che possono essere rivelate con una radiografia. Il sintomo principale è il dolore a livello dell’anca che può irradiarsi fino all’inguine e alla parte anteriore interna della coscia fino al ginocchio. Le fitte sono più acute all’inizio dei movimenti poi regrediscono man mano l’articolazione “si scalda” e scompaiono quando ci si ferma. Il dolore è molto intenso al mattino appena il paziente si alza dal letto, ma in mezz’ora circa dovrebbe scomparire
L’azione antinfiammatoria della miscela di Ossigeno-Ozono ha determinato il suo uso anche a livello articolare, inizialmente nell’articolazione del ginocchio, negli ultimi anni anche nell’anca, sia all’interno dell’articolazione che nelle sue immediate vicinanze (infiltrazione peri-articolare).
L’associazione Ozonoterapia – Acido ialuronico rappresenta una terapia caratterizzata dall’azione di due sostanze che si sommano ovvero all’azione antinfiammatoria dell’ozono si somma infatti la capacità lubrificante dell’Acido ialuronico.
L’articolazione del ginocchio viene spesso definita l’articolazione più complicata del corpo umano. L’ingegnosa anatomia di rotula, menisco, legamenti, muscoli, capsula e tendini consente l’elevata capacità di carico del ginocchio. L’artrosi del ginocchio viene chiamata anche gonartrosi. Si presenta come una patologia degenerativa che ha un’incidenza maggiore fra le donne, specialmente nel corso della terza età. A poco a poco si ha un deterioramento ed una perdita irreversibile della cartilagine articolare: la cartilagine del ginocchio si consuma e il ginocchio può essere danneggiato in modo permanente. Altri fattori includono traumi al menisco, danni ai legamenti crociati e fratture alle ossa, ecco perché le cure per l’artrosi del ginocchio devono essere molto attente, in modo da limitare il più possibile le conseguenze della malattia. L’impiego dell’Ossigeno-Ozono-Terapia nella patologia delle grandi articolazioni, ed in particolare dell’articolazione del ginocchio,è riservata prevalentemente a patologie di tipo artrosico. Esiste infatti un particolare tipo di affezione articolare glenoidea, di riscontro piuttosto comune, definita CONDRO-MALACIA FEMORO-ROTULEA (CFR). La CFR può essere definita come una sindrome dolorosa del ginocchio, associata ad alterazioni trofiche involutive progressive della cartilagine articolare femoro-rotulea. Si ritiene che la CFR possa essere un mal allineamento femoro-rotuleo,causato da un accorciamento del legamento alare esterno con sindrome da iperpressione esterna della rotula.
L’Ossigeno-Ozono determina una rapida regressione del dolore, la ripresa della funzione articolare ed un completo riassorbimento del versamento se presente.
In considerazione delle sue caratteristiche anatomiche, l’articolazione glenoidea offre un ambiente favorevole all’azione terapeutica della miscela ossigeno- ozono, in ragione della sua prolungata persistenza all’interno della cavità articolare e per la presenza di un terreno fortemente idratato,che ne favorisce la diffusione verso i tessuti bersaglio.
Ciò rende ragione del benefico effetto dell’ossigeno-ozono su un duplice fronte:
a) effetto immediato inibente sulla produzione di mediatori della flogosi, prodotti dal trauma, chirurgico o di altra origine; b) blocco della produzione dell’acido arachidonico,con interruzione del circolo vizioso destrutturante innescato dal mal allineamento rotuleo e dal conseguente microtrauma cartilagineo.
Quindi l’Ozonoterapia agisce con un’azione antinfiammatoria.
Negli ultimi anni risulta particolarmente utilizzata la duplice somministrazione di una miscela di Ossigeno-ozono associato ad Acido Ialuronico. In questo modo si associa all’azione lubrificante dell’acido ialuronico quella antinfiammatoria dell’Ozono. La chirurgia è l’ultima opzione ma può essere necessaria per contrastare una sintomatologia dolorosa non più gestibile in modo conservativo (terapia medica o infiltrativa).
Per epicondilite s’intende un’affezione degenerativa microtraumatica di un tendine alla sua inserzione ossea sull’epicondilo omerale. In questa sede, sono numerosi i tendini che prendono inserzione ma solo uno di questi va incontro a tale forma degenerativa.
Il tendine coinvolto appartiene al muscolo estensore radiale breve del carpo.
Le lesioni sono provocate da un uso eccessivo e/o da movimenti ripetitivi, come ad esempio colpire una palla da tennis con una racchetta o compiere torsioni con un cacciavite. Nel corso del tempo, il gomito del tennista può causare un dolore costante sulla parte esterna dell’avambraccio. In alcuni casi, il dolore si può diffondere fino all’avambraccio e al polso. Tradizionalmente questa patologia si definisce anche gomito del tennista intendendo sicuramente più la sollecitazione continua che il tennis impone su questo muscolo che la particolare frequenza di questa malattia nei tennisti. Nella pratica clinica è infatti assai più frequente ritrovarla in persone che svolgono altre attività sia lavorative che sportive, o anche in chi non svolge occupazioni particolarmente pesanti. Deve essere ricordato, infatti, che il muscolo interessato viene sollecitato per qualsiasi movimento del polso e della mano, anche il più semplice e ripetitivo, come scrivere, digitare su una tastiera, girare una chiave, guidare. A questo livello le sollecitazioni sono alte per qualsiasi tendine proprio per il gradiente di tensione tra osso e tendine e per la notevole resistenza delle fibre che penetrano l’osso come le radici nel terreno.
Il dolore associato al gomito del tennista può irradiarsi dalla parte esterna del gomito all’avambraccio e al polso. Il dolore e la debolezza che ne conseguono, possono rendere difficile:
utilizzare la mano per fare presa, come stringere la mano o girare una maniglia
tenere alcuni oggetti in mano, come ad esempio un bicchiere o una tazza di caffe
Il trattamento con Ossigeno-Ozono viene utilizzata con successo nelle forme iniziali ed intermedie di epicondilite a causa della sua azione antinfiammatoria. Vengono effettuate infiltrazioni locali nella regione dolente utilizzando aghi estremamente sottili. L’Ozonoterapia presenta la particolarità di non avere alcuna azione lesiva sulle strutture tendinee e di non lasciare depositi locali in forma microcristallina come accade invece per le somministrazioni locali di alcune formulazioni a lento rilascio di cortisone. Dopo l’Ozonoterapia è fondamentale avviare un programma di riabilitazione.
L’epitrocleite (detta anche gomito del golfista) è una tendinite inserzionale che colpisce i tendini che si attaccano all’epicondilo mediale dell’avambraccio. È una tendinopatia da sovraccarico che si presenta soprattutto a causa degli sport che prevedono i lanci come golf, bowling, tennis, football e baseball. L’epicondilo mediale è una protuberanza sul lato interno del gomito (condilo omerale) dove i tendini flessori e pronatori del polso si inseriscono (per esempio: il pronatore rotondo, il flessore radiale del carpo e il palmare lungo).
Si tratta di un dolore provocato dall’infiammazione nella parte interna del gomito, dove i tendini dei muscoli dell’avambraccio si innestano al tessuto osseo, che può diffondersi nell’avambraccio e nel polso.
I sintomi si possono anche irradiare dall’avambraccio fino al polso.
L’insorgenza dell’epitrocleite può essere traumatica, ma solitamente è progressiva e il fastidio aumenta lentamente e spesso diventa cronico.
Il gomito del golfista è molto meno frequente dell’epicondilite.
L’epicondilo mediale più colpito è quello del braccio dominante, di solito è unilaterale, ma in alcuni casi è bilaterale (a destra e a sinistra insieme).
Il gomito del golfista non adeguatamente curato può causare dolore cronico del gomito , limitazioni nei movimenti, contrattura persistente del gomito.
Il trattamento infiltrativo trova indicazione nell’azione antinfiammatoria della miscela di Ossigeno-Ozono.Come tutte le patologie degenerative tendinee la risposta al trattamento è tanto più efficace quanto più viene effettuata precocemente e associata a riposo. A seguire una fisioterapia attenta e mirata per un adeguato compenso muscolare.
L’infiammazione del tendine d’Achille o tendinite dell’Achille è una condizione comune che provoca dolore lungo la parte posteriore della gamba vicino al tallone. Il tendine d’Achille è il più grande tendine nel corpo umano. Collega i muscoli del polpaccio al calcagno e viene utilizzato quando si cammina, si corre e si salta. Anche se il tendine di Achille può resistere a grandi sollecitazioni quando si corre o si salta, può infiammarsi, un problema questo associato con un uso eccessivo e con la degenerazione. Sottoposto ad elevato stress, il tendine si irrigidisce e lavora male, causando l’infiammazione. Nella maggior parte dei casi questa patologia può essere trattata con semplici accorgimenti, anzitutto interrompendo le attività che hanno causato l’infiammazione. Se il tendine di Achille infiammato continua ad essere stressato, può arrivare alla rottura, rendendo necessario l’intervento chirurgico. Il sintomo più comune della tendinite di Achille è il dolore, che si sviluppa gradualmente e peggiora nel corso del tempo e che può manifestarsi.
L’infiammazione del tendine di Achille è causata da uno sforzo ripetitivo o intenso sul tendine
.
Una serie di fattori possono contribuire alla comparsa della tendinite di Achille:

  • Rapidi aumenti della distanza da percorrere o della velocità durante la corsa
  • Nuovi o intensi movimenti o salire le scale
  • Sport che richiedono salti, scatti o fermate improvvisi, come il basket o il tennis
  • Attività fisica senza riscaldamento
  • Intenso esercizio fisico dopo un lungo periodo di inattività
  • Scarsa flessibilità dei muscoli del polpaccio
  • Esercizio fisico su superfici irregolari o difficili
  • Indossare scarpe usurate o inappropriate
  • Un arco plantare piatto, che può causare una maggiore pressione sul tendine di Achille
  • Altre piccole variazioni dell’anatomia del piede, della caviglia o della gamba, che possono causare una maggiore pressione sul tendine di Achille

Il trattamento infiltrativo  con Ozonoterapia avviene nelle immediate vicinanze del tendine infiammato con delle infiltrazioni sottocutanee. Si utilizzano aghi molto sottili, il ltrattamento è pressochè indolore. Una elevata percentuale di pazienti risponde positivamente grazie all’azione antinfiammatoria e decontratturante della miscela di Ossigeno-Ozono.

La fascia plantare è una striscia di tessuto molto simile a un tendine che ha inizio in corrispondenza del tallone e attraversa tutta la pianta del piede, attaccandosi alla base delle ossa delle dita. La fascia plantare forma una specie di cuscinetto e ha la funzione di sostenere il piede, incurvandolo. Se la fascia è troppo corta, l’arco è più pronunciato, mentre, se è troppo lunga, l’arco è basso e quindi si ha il cosiddetto piede piatto.
La fascite plantare è una patologia che comporta dolore e infiammazione dei fasci fibrosi della pianta del piede che corrono lungo la parte inferiore del piede e si connettono al calcagno e alle dita dei piedi. Si tratta di una delle più comuni cause di dolore al tallone.
La fascite plantare compare a volte  come un dolore acuto e intenso al centro del tallone, altre volte il dolore si manifesta a partire dal centro della pianta del piede e continua fino alle dita, altre volte, invece,  risale fino alla gamba.
Anche le modalità di insorgenza sono diverse: può apparire in forma acuta (specie dopo uno sforzo intenso) o essere progressivo. E’ comunque importante non trascurare la fascite plantare, in quanto questo tipo di patologia non regredisce spontaneamente e continuare la sollecitazione del piede  (ad esempio con la corsa) può solo far peggiorare il problema fino ad arrivare ai casi più dolorosi.
Fattori di rischio
I fattori che possono aumentare il rischio di sviluppare fascite plantare sono:

  • Età: la fascite plantare è più comune tra i 40 e 60
  • Sesso: le donne hanno più probabilità rispetto agli uomini di sviluppare fascite plantare
  • Alcune tipologie di attività: le attività o gli sport che provocano eccessivo stress al tallone e ai relativi tessuti, come la corsa e la danza, possono contribuire all’insorgere precoce della fascite plantare
  • Caratteristiche anatomiche del piede: un piede piatto o cavo, o una camminata non corretta possono compromettere il modo in cui il peso si distribuisce sul piede e aumentare lo stress sulla fascia plantare
  • Obesità: i chili in eccesso provocano un maggiore stress sulla fascia plantare
  • Stare in piedi: alcune tipologie di attività che richiedono lunghi periodi in piedi possono provocate il danneggiamento della fascia plantare

Il trattamento infiltrativo avviene a livello della zona dolente, avendo cura di identificarne correttamente la sede. Si utilizzano aghi molto sottili. I primi benefici si possono apprezzare dopo 2 settimane. Una elevata percentuale di pazienti risponde positivamente grazie all’azione antinfiammatoria e decontratturante della miscela di Ossigeno-Ozono.

Il dolore alla spalla rappresenta circa il 16% di tutti i sintomi riguardanti il sistema muscolo-scheletrico, con un’incidenza annuale, a livello del medico di famiglia, pari a 15 nuovi episodi ogni 1.000 pazienti.
In particolare il dolore può essere diviso in 6 categorie:

  • Alterazione della cuffia dei rotatori, comprendenti tendinosi, lesioni complete dei tendini o parziali, tendiniti calcifiche; pazienti di età > 40 anni; dolore al sovraccarico a braccio elevato sopra la testa; dolore notturno, test di Hawkins positivo
  • Capsulite adesiva, cioè infiammazione della capsula : pazienti in età > 40 anni, diminuzione ai mnovimenti attivi e passivi, storia di diabete e patologie della tiroide
  • Artrosi gleno-omerale: età > 50 anni, dolore ingravescente, crepitii all’articolazione, storia di artrite
  • Instabilità gleno-omerale: soggetti < 40 anni, storia di lussazione e sublussazione e di dislocazione o lassità ligamentosa
  • Patologie dell’articolazione acromio-clavicolare: test di adduzione del braccio verso la spalla controlaterale
  • Altre forme di dolore cronico

Uno adeguato studio d’imaging necessita dapprima di una radiografia dell’articolazione della spalla che valuta i segni di artrosi delle articolazioni acromio-clavicolari ed anche segni secondari di significative lesioni della cuffia dei rotatori. Seguono ulteriori indagini che sono rappresentate da: risonanza magnetica, artrografia, TAC ed ecografia
Il Paziente portatore di tale patologia presenta sempre il dolore e il deficit funzionale
L’ossigeno – Ozono – Terapia è particolarmente indicata in tale patologia, perchè esplica sia un’
azione antiinfiammatoria, sia un aumento locale dell’ ossigenazioneL’ Azione antiinfiammatoria dell’ ossogeno – ozono si realizza per:
1)Attivazione di enzimi catabolici dell’ istamina
2)Inibizione di sintesi delle prostaglandine
3) Inibizione della liberazione di bradichinina

L’ aumento della circolazione sanguigna, e quindi della ossigenazione, migliora la funzionalità ed il recupero della fibra muscolare e della porzione tendinea, mediante un meccanismo di riattivazione del microcircolo venoso, con  conseguente riduzione dell’ edema e drenaggio delle sostanze flogogene; cio’ porta alla liberazione dei capillari arteriosi, che possono far affluire di nuovo sangue ossigenato ai muscoli e tendini, ma soprattutto alle terminazioni nervose, che reagiscono con il sintomo dolore alla mancanza di ossigeno.
L’aumento locale dell’ossigenazione determina un recupero della funzionalità ed un miglioramento della struttura anatomo – funzionale della fibra muscolare e della porzione tendinea.
L’ OSSIGENO – OZONO, grazie alla normalizzazione dei livelli di prostaglandina E2, ha efficacia antiflogistica, antidolorifica, eutrofica, miorilassante e neoangiogenetica. Secondo le più recenti teorie, ci sarebbe un doppio meccanismo d’azione:

  • da un lato, una modificazione dell’eccitabilità della membranacellulare, con conseguente effetto inibitorio nella insorgenza dello stimolo nocicettivo
  • dall’ altro, la formazione, a livello endocellulare, dei radicali, generanti sostanze antagoniste dei mediatori chimici del dolore.

Ossigeno Ozono Terapia Sistemica – OOTS

L’acne è un’infiammazione cronica del follicolo pilo sebaceo e del tessuto perifollicolare, che si manifesta soprattutto sul volto, sul dorso e sulla regione medio-toracica anteriore del corpo.
Definito anche acne volgare, è caratterizzato dalla presenza di comedoni, papule, pustole o cisti che si possono presentare in contemporanea o in fasi successive.
Generalmente l’acne colpisce i giovani nella pubertà, tende a scomparire intorno ai 25 anni d’età ed è accompagnato da recidività. Non esiste una causa scatenante precisa, ma ci sono diversi fattori che favoriscono l’acne, come la predisposizione genetica, l’eccessiva secrezione di sebo, la floramicrobica, fattori ambientali, alimentari e lo stress.
La malattia ha un decorso continuo con peggioramenti stagionali e può essere suddivisa in acne cheloidea, necrotica, del neonato, professionale, da farmaci.
L’allergia, o sindrome allergica, è un disturbo del sistema immunitario caratterizzato dalla reattività immunologica, che provoca reazioni anomale al contatto con determinate sostanze, come pollini, acari, determinati alimenti, farmaci ecc. I fattori che possono provocare le allergie sono sia di natura ereditaria che ambientali.
La reazione allergica colpisce aree localizzate come il naso (si parla in questo caso di rinite allergica), provocando la tumefazione delle mucose nasali, starnuti continui e raffreddore; colpisce inoltre le vie aeree, con conseguente difficoltà nella respirazione, associata a spasmo bronchiale; ed infine gli occhi (congiuntivite allergica) e la pelle, che presentano un forte arrossamento accompagnato da prurito.
I sintomi sono generalmente localizzati in un’area ben precisa, ma a volte possono presentarsi in maniera sistemica e procurare uno shock anafilattico, determinato da agitazione, reazioni cutanee, palpitazioni, difficoltà respiratorie, brancospasmo e ipotensione.
L’alopecia è l’assenza di capelli o peli che interessa prevalentemente il cuoio capelluto, in modo diffuso o a chiazze. L’alopecia può essere congenita, anche se è più diffusa l’alopecia acquisita, che si manifesta in modo transitorio e reversibile, e che compare in compresenza di malattie dell’organismo. Generalmente colpisce la parte centrale del cuoio capelluto già a partire dalla pubertà, per poi peggiorare nel corso degli anni. Le donne sono meno predisposte all’alopecia e, se geneticamente predisposte, vengono colpite soprattutto durante il periodo adolescenziale oppure durante la menopausa.
Tra le forme più comuni di alopecia acquisita si hanno quella androgenetica, che interessa i capelli delle zone frontali e superiori del capo e viene spesso accompagnata da una secrezione sebacea. L’alopecia si definisce “telogen effluvium”, quando i capelli cadono senza formare alcuna chiazza. Altre forme sono l’alopecia areata, che presenta chiazze gabre ed é caratterizzata da una perdita circoscritta di capelli ma puó interessare anche barba, ciglia e sopracciglia; c’ é poi l’alopecia totale, in cui tutti i capelli del capo scompaiono; l’alopecia universale, infine, riguarda i peli di tutto il corpo.
L’invecchiamento o Anti-Age é la conseguenza di una ridotta eliminazione di cataboliti cellulari, con i loro accumulo nei tessuti, ed é accompagnata da un aumento dello stress ossidativo. Il rallentamento della circolazione sanguinea e linfatica rappresenta, contemporaneamente, la principale causa ed effetto della ridotta eliminazione dei cataboliti. Tra i fattori dell’anti-age o invecchiamento anticipato possono esserci fattori endogeni come l’ipossia o in non utilizzo dell’ossigeno, il disequilibrio idrico ed elettrico ed infine il deficit immunitario. I fattori esogeni sono invece l’ambiente (in riferimento all’acqua che utilizziamo e all’aria che respiriamo) e la sedentarietà.
I radicali liberi si formano all’interno delle cellule del corpo quando l’ossigeno viene utilizzato nell’ossidazione, un processo metabolico in grado di produrre energia per l’organismo. Nel corso degli anni i radicali liberi si accumulano e svolgono una potente azione antiossidante che risulta dannosa per gran parte dell’organismo e, in particolare, del DNA e dei mitocondri, le strutture indispensabili per la produzione dell’energia.
I radicali liberi sono considerati responsabili di varie patologie quali l’arteriosclerosi, il Morbo di Parkinson, infarto, artrite e di tutte le patologie degenerative, oltre che dell’invecchiamento.
L’ osteoartrite, è una malattia articolare degenerativa, cronica e progressiva della cartilagine articolare che colpisce prevalentemente i soggetti anziani e, in particolare, di sesso femminile. Le articolazioni più frequentemente interessate sono: la colonna vertebrale, l’anca, il ginocchio, le dita delle mani e dei piedi.
L’artrosi può essere di forma primaria, diffusa a molteplici articolazioni e di origine prevalentemente genetica. La forma secondaria é invece più localizzata. Può colpire anche soggetti più giovani ed è legata a diversi fattori, come traumi, obesità, malformazioni degli arti inferiori o per la particolarità dell’attività lavorativa.
Esistono due tipi di artrosi: quella primitiva, che colpisce un’articolazione sana senza alcuna causa apparente, e quella secondaria, che insorge a seguito di traumi, processi infettivi, sovraccarico funzionale e deformità congenite o acquisite.
Tra i sintomi più comuni vi è il dolore, che si accentua con i movimenti e si riduce con il riposo. Quando la malattia si trova a stadi piú avanzati, il soggetto presenta una limitazione funzionale a volte piuttosto invalidante, a seconda dell’articolazione colpita.
L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria progressiva e autoimmunitaria, provocata da una reazione del sistema immunitario, che va a colpire il sistema sinoviale e poi le ossa, provocando deformità, instabilità e formazione di tessuto cicatriziale all’interno dell’articolazione. Colpisce anche tendini, muscoli, borse e altri tessuti dell’organismo. Le cause scatenanti non sono state ancora definite in modo specifico, si ritiene però che ci sia una predisposizione genetica alla malattia stessa.
I sintomi dell’artrite reumatoide sono dolore articolare, gonfiore, sensazione di calore, rigidità e limitazioni nei movimenti che colpiscono inizialmente le articolazioni delle dita, mani e piedi, in prossimità delle quali si formano noduli di forma rotonda che possono provocare il blocco dell’articolazione stessa.
L’artrite reumatoide colpisce trai 20 e i 40 anni e può avere un decorso lungo, con lunghi periodi di remissione, oppure può avere una rapida progressione.
L’Arteriopatia Obliterante Cronica Periferica (AOCP) è una patologia che colpisce le arterie degli arti inferiori ed è caratterizzata da un’insufficienza arteriosa periferica dovuta ad una riduzione della portata ematica a livello dell’arto inferiore. Nella maggioranza dei casi, la causa è la formazione dell’ateroma o placca aterosclerotica all’interno deivasi arteriosi interessati. Questa lesione è caratterizzata da un ispessimento dell’intima (lo strato più interno delle arterie a diretto contatto con il sangue) dovuto soprattutto all’accumulo di materiale lipidico e proteine che innescano un processo infiammatorio, con formazione di tessuto fibroso. Sulla superficie dell’ateroma può depositarsi fibrina, facilitando così la formazione di trombi. I fattori di rischio più importanti sono: il fumo, l’ipercolesterolemia, elevati livelli di lipoproteine a bassa densità (LDL), ridotti livelli di lipoproteine ad alta densità (HDL), il diabete mellito, l’ipertensione, l’obesità, elevati livelli di omocisteina, una storia familiare di aterosclerosi precoce.
La AOCP si classifica in I,II,III,IV stadio:
Arteriopatie I stadio: ci può essere un’assenza di sintomi o dolore da sforzo intenso. Si verificano, in questo caso, parestesie da sforzo o da mantenimento prolungato della stazione eretti, ipotrofia relativa di un arto, sensazione di freddo alle estremità e la non crescita degli annessi cutanei.
Arteriopatie II stadio: l’esercizio muscolare, durante il quale i muscoli richiedono maggior apporto di ossigeno, determina la comparsa del dolore. Il sintomo tipico è la “claudicatio intermittens”, che si manifesta con dolore, crampi e sensazione di fatica durante la deambulazione. Questi disturbi sono più comuni a livello del polpaccio, ma si possono verificare anche a livello del piede, della coscia, dell’anca o dei glutei per poi scomparire in condizioni di riposo. La progressione della malattia è indicata dalla riduzione della distanza che il paziente può percorrere in assenza di sintomi.
Arteriopatie III stadio: si ha comparsa di dolore a riposo in clinostatismo, anche di notte, dovuto alla neurite ischemica e alla grave ipossia. Oltre al dolore ci possono essere iniziali alterazioni del trofismo cutaneo e del colorito, cianosi ed dema.
Arteriopatie IV stadio: Si manifesta un’ischemia critica, una marcata ipossia e acidosi, delle lesioni trofiche, ed infine necrosi.
L’arteriosclerosi è una malattia cronica infiammatoria delle arterie del rene, della milza, del fegato e del pancreas che colpisce prevalentemente gli uomini. Le cause specifiche dell’arteriosclerosi non sono state ancora individuate, si pensa peró che il rischio di contrarre la malattia sia dovuto a fattori diversi tra loro, come l’età avanzata, la familiarità (ovvero la presenza di parenti stretti che hanno contratto la malattia), abuso di grassi nell’ alimentazione, il fumo da tabacco, livelli elevati di colesterolo, alcool, obesità, diabete, aumento della pressione arteriosa. L’arteriosclerosi generalmente non dà alcun disturbo finché non si verificano complicanze, quando la placca arriva ad occupare l’intera parte del viso e riduce il flusso del sangue, oppure quando si verifica una trombosi, ovvero un’improvvisa coagulazione del sangue in corrispondenza della placca stessa, che provoca l’occlusione improvvisa dell’arteria.
L’asma è una delle malattie respiratorie croniche più diffuse al mondo. Le crisi provocate dall’asma sono dovute ad una contrazione improvvisa e prolungata delle fibre muscolari lisce dei bronchi che ostacolano il passaggio dell’aria nel lume bronchiale. Le caratteristiche principali di una crisi asmatica o accesso asmatico sono l’improvvisa difficoltà a respirare, unita ad un senso di soffocamento, di affanno, senso di costrizione del torace e sensazione di mancanza d’aria. Le crisi, provocate dalla responsività bronchiale generata dall’infiammazione stessa, possono durare da alcuni minuti a ore e si possono risolvere sia spontaneamente che conuna terapia adeguata.
Gli asmatici presentano dunque un’infiammazione cronica delle vie respiratorie e sono particolarmente sensibili ad attacchi esterni. Diversi, infatti, sono i fattori che provocano gli attacchi asmatici e che non possono essere ricondotti a cause specifiche: tra questi l’esposizione al fumo di tabacco, l’inquinamento ambientale, la presenza di insetti e animali domestici, eccesso di umidità ambientale, la presenza di infezioni polmonari precoci.
La cefalea a grappolo è uno dei tipi più dolorosi di cefalea che ha la sua origine in disturbi di tipo vascolare del cervello e si manifesta prevalentemente nel sesso maschile, in un’età compresa tra i 20 ei 30 anni. Viene definita “a grappolo” in quanto gli attacchi si presentano con regolarità e in un lasso di tempo circoscritto, alla stessa ora (generalmente nel primo pomeriggio e la sera), tutti i giorni, per un periodo di 6-12 settimane e sono poi seguiti da periodi di remissione in cui gli attacchi di mal di testa cessano completamente. La durata giornaliera degli attacchi non è mai superiore alle 3 ore. Il dolore della cefalea a grappolo viene avvertito dentro e attorno all’occhio, in modo non pulsante ma intenso e profondo, che si estende alla fronte, alla tempia e alla guancia.
Una delle cause più frequenti delle cefalee a grappolo è una ipo o ipertensione o un trauma cranico. A volte persino i cambiamenti climatici, cambiamenti delle abitudini di vita, legati per esempio l’attività lavorativa, o le variazioni della temperatura o del fuso orario, possono provocare la cefalea a grappolo. Altre cause scatenanti possono essere intossicazioni provocate da eccessiva stitichezza o da patologie del fegato, seguite dall’abuso d’alcool, insonnia prolungata, eccessivo stress, disfunzioni ormonali o disturbi premestruali. Il dolore è inoltre associato ad altri sintomi quali la lacrimazione, la rinorrea, l’iniezione congiuntivale, la sudorazione frontale gonfiore della guancia e disturbi del ritmo.
La cellulite, o lipodistrofia, è un’infiammazione del tessuto sottocutaneo di origine batterica, caratterizzata da un’ipertrofia, spesso a sviluppo nodulare, dei componenti connettivi e adiposi. La cellulite si concentra soprattutto su natiche, cosce e fianchi ed è tipica del sesso femminile.
I fattori che possono influire negativamente sul tessuto adiposo, rompendone le cellule e causandone la cellulite sono, oltre alle alterazioni ormonali e vascolari, la vita sedentaria, lo stress, le malattie epatiche, irregolarità della funzione intestinale, alimentazione non corretta, e ritenzione idrica marcata.
A volte anche una muscolatura di cattività o un dimagrimento molto rapido possono provocare la cellulite.
La colibacillosi è un’infezione provocata da un microrganismo, Escheria coli o colibacillo, presente nella flora batterica del tubo gastrointestinale. Attraverso il sangue o il sistema linfatico può infettare anche altri distretti del corpo, provocando un’infiammazione con pus e ascessi oppure un’infezione generalizzata. Il colibacillo è, infatti, in grado di potenziarsi, abbandonare l’intestino e creare nuovi ceppi che colpiscono organi importanti quali i reni e il midollo osseo, provocando varie complicazioni. Si sviluppa generalmente presso organismi debilitati, come diabetici, oppure presso soggetti sottoposti a intense terapie con farmaci antibiotici o con ormoni steroidi, sfruttando le scarse capacità di resistenza all’infezione proprie del soggetto. Quando le infezioni colibacillari si sviluppano a carico delle vie urinarie, si possono avere cistiti, pieliti, pielonefriti. Se, invece, colpiscono le vie biliari, sipossono avere colecistiti, colangiti, ascessi epatici. Se, infine, colpisce l’intestino, si hanno dolori crampi formi e diarrea. Le manifestazioni più gravi si hanno quando l’infezione è generalizzata: in questo caso si ha febbre elevata, astenia, dispnea, brividi, ipotensione e nel sangue si riscontra un aumento dei leucociti neutrofili.
La colite spastica, detta anche sindrome del colon irritabile o sindrome dell’intestino irritabile, è la forma più diffusa di colite. I sintomi della colite spastica sono generalmente il dolore o fastidio addominale, l’alterata frequenza dell’alvo e della forma delle feci, fuoriuscita di muco, gonfiore o distensione addominale. Il dolore addominale, che interessa il piccolo ed il grosso intestino ed il pavimento pelvico, è spesso accompagnato da stipsi e diarrea. Alcuni sintomi intestinali associati possono essere bruciore in bocca, sapore sgradevole di amaro e di sangue, nausea, sazietà precoce e gonfiore. Spesso sono associati ad un’urgenza ad urinare e ad uno svuotamento incompleto o difficoltoso della vescica. Tra i disturbi generali possono esserci cefalea, dolori muscolari e tendinei, sintomi di ansia e ipocondria. La colite spastica ha un’origine prevalentemente psicosomatica, legata a stress di tipo psichico, fisico e, in misura minore, è infine legata a cattive abitudini alimentari. I soggetti presentano spesso una personalità ossessivo-compulsiva.
La colite ulcerosa, detta anche Morbo di Crohn, è una malattia infiammatoria cronica del colon. I sintomi principali sono il dolore addominale e la diarrea, spesso frammista a sangue e a perdite mucose e accompagnata da forti crampi che cessano poi con l’evacuazione. Non mancano poi affaticamento, perdita di peso e sudorazione notturna. Quando il processo infiammatorio rimane in sede rettale, il paziente avverte un modesto sanguinamento e tenesmo, ovvero uno spasmo doloroso dell’ano con una sensazione di urgente bisogno di defecare.
La colite ulcerosa interessa soltanto gli strati più superficiali dell’apparato intestinale, senza estendersi a quelli sottostanti; si manifesta in modo localizzato a livello dell’intestino crasso ed è spesso accompagnato da febbre.
Le cause della colite ulcerosa sono ancora oggi misteriose, ma si ritiene che l’infiammazione si manifesti, generalmente, a seguito di stati di alta tensione psichica ed èlegato a teorie immunitarie e all’ereditarietà.
La convalescenza è il periodo che si trascorre a seguito di un intervento, di una malattia, di una terapia prolungata o di un trauma.Durante la convalescenza, il soggetto è piú debole ed esposto ad un forte rischio di contagio.
La coxartrosi, o artrosi dell’anca, è una malattia cronico-degenerativa della cartilagine dell’anca che si instaura progressivamente e che porta ad una disabilità crescente nell’arco di pochi anni fino ad una limitazione funzionale della normale deambulazione. Esistono due tipi di coxartrosi: quella primitiva, le cui cause non sono note e che colpisce soprattutto i soggetti anziani, e quella secondaria, che si manifesta a seguito di altri fattori quali fratture, necrosi avascolare della testa, displasia dell’anca o da altre patologie traumatiche, reumatiche e infettive. I sintomi più comuni della coxartrosi sono il dolore alla deambulazione e la rigidità articolare e muscolare (soprattutto al mattino), in particolare nella zona inguinale e nella regione laterale dell’anca e del gluteo. Il dolore generalmente viene alleviato dal riposo.
La depressione è un particolare stato psicologico di ansia, sfiducia in se stessi e senso di indegnità, insicurezza, paura del futuro, prostrazione fisica e psichica, disinteresse e alla scarsa capacità di iniziativa. Comprende insomma vari sintomi più o meno complessi che alterano il modo stesso in cui una persona pensa e raffigura se stessa e il suo adattamento alla vita sociale. Oltre a questi stati d’animo, si presentano altri fattori costanti quali l’insonnia, la diminuzione del desiderio sessuale, disturbi alimentari, mal di testa e vertigini. A volte gli episodi depressivi sono isolati e il soggetto trascorre anni senza presentare alcun sintomo, altre volte gli episodi invece aumentano con il passare dell’età. Nelle forme più forti di depressione, definita in questo caso endogena, si verificano ideazioni di tipo autolesionista o suicida e gli stati di depressione sono accompagnati da attacchi di panico, disturbi ossessivo-compulsivo, anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo borderline e di personalitá. Tra le ipotesi di sviluppo della depressione c’è la componente ereditaria: i figli di genitori depressi presentano un rischio più elevato di sviluppare la depressione.
Per dismetabolismo si intende un’alterazione nel funzionamento del metabolismo, spesso alla base di stati infiammatori di diversa natura, di arteriosclerosi e di una sovrapproduzione di radicali liberi, dannose per l’intero organismo. I processi metabolici alterati possono determinare l’assimilazione o l’eliminazione di sostanze che provocano, rispettivamente, il diabete o la gotta. Il dismetabolismo può portare a diverse patologie quali diabete e obesità.
L’eczema anale è una malattia cutanea infiammatoria che interessa la regione anale, spesso dovuta a fuoriuscita continua di liquido dall’ano oppure ad allergie di contatto verso sostanze detergenti. Generalmente si presenta in forma di prurito e bruciore. La pelle mostra un arrossamento spesso accompagnato da screpolature e piccole piaghe umide. Gli eczemi anali possono sorgere per cause differenti, come l’errata igiene anale, fragilità degli sfinteri, feci molto molli e viscose, emorroidi, fistola anale, pieghe cutanee, verruche.
Le emorroidi sono una dilatazione o ectasia della rete venosa del retto e dell’ano (definito plesso emorroidario). I vasi sanguigni che si trovano nel plesso emorroidario, infatti, sono soggetti a fenomeni patologici come infiammazioni o trombosi e sono spesso causa di una sintomatologia caratterizzata da bruciore, dolore, prurito e sanguinamento. La pressione venosa nei vasi del retto e dell’ano può essere provocata ad esempio dalla gravidanza, dalla stipsi cronica o dal frequente sollevamento di pesi. Possono contribuire altri fattori come la familiarità, l’obesità, la scarsa attività fisica o una dieta povera di fibre. Il sintomo più frequente della malattia emorroidaria è rappresentato dal sanguinamento, seguito dal prolasso, dalle perdite mucose ed infine dal dolore e dal prurito anale.
Le emorroidi possono essere di due tipi, interne o esterne, a seconda della loro localizzazione. Quelle interne si sviluppano all’interno del canale anale e sono generalmente indolori, mentre quelle esterne appaiono come protuberanze dure e dolenti e si formano al di sotto della giuntura fra retto e ano.
A secondo della gravità, le emorroidi vengono inoltre classificate in I grado (ubicate all’interno del canale anale, generalmente indolori e percepibili dal soggetto solo in caso di sanguinamento), II grado (ubicate all’interno del canale anale, prolassano all’esterno con la defecazione, ma rientrano in seguito in modo spontaneo), III grado (prolassano in modo persistente all’esterno del canale anale ed è necessaria una manovra manuale di riposizionamento per farle rientrare all’intero del canale stesso) e IV grado (non è possibile riposizionarle all’interno del canale anale, la mucosa viene a contatto con gli indumenti). Per curare le emorroidi di III e IV grado è necessario ricorrere a tecniche ambulatoriali o a trattamenti chirurgici. A seconda della gravità, il dolore, il fastidio e il prurito possono infatti raggiungere livelli molto intensi creando problemi anche nei movimenti più banali. Inoltre, per quanto le emorroidi non possano essere considerate una grave patologia, possono essere causa di complicanze più serie (anemia, flebite, ragadi, trombosi).
Con il termine epatopatia, o malattia epatica, si intende una patologia che danneggia o compromette le funzionalità del tessuto epatico, associata ad un dimagrimento e decadimento delle condizioni generali. L’epatopatia può essere provocata da infezione, conseguente ad epatite; da steatosi, ovvero l’accumulo reversibile di grassi; da diversi altri fattori quali l’abuso di alcool, il contatto con sostanze tossiche, agenti infettivi come batteri e virus; ed infine può essere conseguenza di altre patologie, come cardiopatie, tumori e malattie metaboliche. Le epatopatie possono inoltre avere conseguenze sul sistema neurologico e su quello circolatorio. Quando l’epatopatia diventa cronica, prende il nome di cirrosi epatica.
La protusione discale, o ernia del disco, è una patologia del disco intervertebrale che si manifesta quando si verifica una fuoriuscita del nucleo polposo, ovvero una parte centrale del disco intervertebrale. Il disco perde così la sua consistenza , non é più in grado di ammortizzare i carichi delle vertebre e fuoriesce dal suo spazio andando a toccare, per esempio, le radici nervose. Il disco può persino arrivare a comprimere radici nervose e la guaina che riveste il midollo spinale procurando dolori intensi nella parte interessata.
A causa della protusione discale, il soggetto avverte forti dolori e un senso di intorpidimento degli arti, accompagnate spesso da contratture muscolari a livello della colonna lombare o un’asimmetria del bacino. Tra le cause scatenanti l’ernia del disco, soprattutto in età giovanile, ci possono essere gli sforzi eccessivi, movimenti non corretti ripetuti quotidianamente. In età avanzata, invece, può concorrere allo sviluppo della protusione discale anche la predisposizione genetica e la sedentarietà delle attività lavorative.
La fibromialgia, o sindrome fibromialgica, è una forma comune di dolore al muscolo scheletrico e di reumatismo extra – articolare le cui origini sono ancora oggi sconosciute. Il dolore, cronico, colpisce prevalentemente la colonna vertebrale, le braccia, le spalle, i polsi, le cosce e il cingolo pelvico. Al dolore, sia dei muscoli che delle strutture connettivali fibrose come tendini e legamenti, si associano spesso disturbi dell’umore e in particolare del sonno e dell’astenia. Il dolore si manifesta con sensazioni di bruciore, rigidità, tensione e contrattura. Oltre al dolore e alla stanchezza, ci sono numerosi altri sintomi, della fibromialgia, come la sensazione di rigidità generalizzata o localizzata al dorso o a livello lombare. Frequenti sono poi i disturbi del sonno, mal di testa o dolore al volto, acufemi, (fischi all’interno delle orecchie) e infine disturbi della sensibilità, gastrointestinali, urinari, alterazioni della temperatura corporea e dell’equilibrio. Non mancano, infine, disturbi cognitivi, e/o ansia e depressione.
La foruncolosi è una dermatite, spesso recidivante nonostante le terapie antibiotiche, caratterizzata dalla presenza di agglomerati di foruncoli sul collo, braccia, glutei e nella regione perianale. I foruncoli possono presentarsi in contemporanea o a gettate successive. Tra le cause scatenanti, ci sono la mancanza di cure e inosservanza di norme igieniche che provocano il primo focolaio. La foruncolosi inoltre colpisce i diabetici o soggetti con il sistema immunitario indeboliti.
La gonartrosi, o artrosi del ginocchio, è la più comune malattia cronico-degenerativa, che interessa l’articolazione del femoro-rotulea, quella femoro-tibiale o quella peroneo-tibiale e, con il passare degli anni, può portare ad un danno articolare crescente fino a gravi limitazioni nella deambulazione. Colpisce principalmente i soggetti dopo i 60 anni d’età. I sintomi della gonartrosi sono dolore e gonfiore dell’articolazione che inizialmente si presentano solo dopo di sforzi prolungati, in seguito si fanno sempre più frequenti e si manifestano anche in condizioni di riposo. La gonartrosi primitiva non ha cause specifiche determinanti, sebbene l’obesità, il sovraccarico funzionale, l’invecchiamento o l’ereditarietà o fattori predisponenti costituzionali abbiano un ruolo importante. La gonartrosi secondaria si manifesta invece a seguito di fratture articolari del ginocchio, del disallineamento dell’apparato estensore, postumi di interventi o per malattie dismetaboliche. Quando la gonatrosi si trova a stadi avanzati, il ginocchio si presenta globoso per ispessimento della sinoviale, i muscoli della coscia sono piú sottili e il movimento articolare diminuisce e spesso provoca scricchiolii dell’articolazione e un dolore sempre più forte.
L’Herpes simplex, detto anche labiale, è un’infezione virale della pelle provocata da un genere di virus appartenente al gruppo dei virus erpetici e si manifesta con la comparsa di vesciche febbrili, solitamente nelle zone limitrofe delle labbra, bocca e narici oppure nella zona anogenitale. Le vescicole si formano su chiazze rosse, possono essere precedute da stati di febbre o malessere del soggetto e danno un senso di leggero bruciore e senso di calore. Le vescicole possono presentarsi anche nella faringe e nell’uretra: in questo caso il paziente avverte un dolore molto forte e bruciore al passaggio dell’urina. L’herpes simplex può essere episodico oppure recidivante. Il virus infatti è in grado di raggiungere i gangli del sistema nervoso dove si deposita e rimane anche tutta la vita e riattivarsi quando si presentano determinati fattori quali l’abbassamento delle difese immunitarie, l’eccessiva esposizione ai raggi solari o al freddo, lo stress fisico e psichico, i disturbi gastrointestinali che possono quindi provocare la recidiva dell’infezione. Si trasmette attraverso le vescicole erpetiche, ma anche attraverso la saliva e il sangue.
L’Herpes zoster, detto anche Fuoco di Sant’Antonio, è una malattia della pelle provocata da un genere di virus appartenente al gruppo dei virus erpetici che colpisce soprattutto adulti e anziani. Si tratta dello stesso virus che causa la varicella, che, dopo aver provocato la varicella stessa, si annida nei gangli nervosi spinali e in determinate condizioni, torna a manifestarsi, determinando appunto l’herpes zoster. Le lesioni cutanee, provocate da questo tipo di herpes si presentano soprattutto nelle regioni dei nervi intercostali, del plesso branchiale, del trigemino e del nervo sciatico. Possono procurare diverse sensazioni, che vanno dal formicolio al dolore urente, raggiungendo la massima estensione nell’arco di 3-4 giorni. L’eruzione viene solitamente accompagnata da malessere generale, stati febbrili, brividi, mal di testa e disturbi allo stomaco. Si presentano come vescicole a grappoli su zone della pelle particolarmente arrossate, che ricordano quelle della varicella, e che si distribuiscono lungo il decorso del nervo. L’insorgenza dell’herpes zoster, generalmente spontanea, può essere favorita per esempio da intossicazioni, da infezioni gravi come meningiti e polmoniti, da malattie del sistema nervoso centrale o dall’abbassamento delle difese immunitarie. L’herpes zoster si può facilmente trasmettere da persona a persona.
La dialisi è un procedimento utilizzato in casi di insufficienza renale acuta (permettendo cosí al paziente di superare la malattia) o cronica e irreversibile (in questo caso il paziente è in grado di condurre una vita relativamente normale). Sostituisce il rene nella sua funzione di eliminazione dell’urea e delle altre scorie metaboliche contenute in eccesso nel sangue. L’emodialisi è una terapia fisica adottata nei casi di uremia, lo stadio più grave di insufficienza renale.
Il sistema immunitario ha la funzione di produrre anticorpi specifici e altri sofisticati meccanismi, l’immunità, e la difesa dall’aggressione di microrganismi patogeni o da parte di altre sostanze estranee. Il sistema immunitario svolge insomma un ruolo importantissimo nella difesa contro le malattie infettive e allo stesso tempo nell’azione di conservazione dell’integrità dell’organismo. Una malfunzionamento del sistema immunitario puó provocare allergie, malattie autoimmuni o immunodeficienza.
L’invecchiamento, o Anti – Age, é la conseguenza di una ridotta eliminazione di cataboliti cellulari, con i loro accumulo nei tessuti ed aumento dello stress ossidativo. Il rallentamento della circolazione sanguigna e linfatica rappresenta, contemporaneamente, la principale causa ed effetto della ridotta eliminazione dei detti cataboliti. Tra i fattori di invecchiamento anticipato possono esserci fattori endogeni come l’ipossia o in non utilizzo dell’ossigeno, il disequilibrio idrico ed elettrico ed infine il deficit immunitario. I fattori esogeni sono invece l’ambiente (in riferimento all’acqua che utilizziamo e all’aria che respiriamo) e la sedentarietà.
Il linfedema è una condizione patologica che colpisce il sistema linfatico ed è caratterizzata dall’accumulo di linfa nei tessuti di una parte dell’organismo a causa del malfunzionamento o interruzione dei vasi linfatici stessi. Il ristagno della linfa dà quindi origine al linfedema. Colpisce prevalentemente gli arti, che aumentano di volume, mentre la pelle si fa sempre più grinzosa. La parte colpita presenta un forte indurimento e disturbi nelle funzioni. L’occlusione di un vaso linfatico, determinato da cause sia patogene, che congenite ed acquisite, può portare alla rottura dello stesso. Il linfodema si distingue in tre gradi fondamentali. Il primo consiste in un accumulo di acqua che porta ad un edema degli arti inferiori e non provoca grandi disagi; i sintomi sono crampi saltuari, formicolio e prurito. Il secondo grado riguarda l’accumulo di proteine e cataboliti cellulari oltre che di acqua. Il soggetto avverte pesantezza, formicolio e crampi in modo più intenso: i segni tipici sono l’edema sul dorso del piede e l’accentuazione delle pieghe cutanee. Infine si ha il terzo grado, quando il linfedema è irreversibile e non riducibile. La tumefazione è dura e una pressione delle dita sulla pelle, secca e di colore grigiastro, non provoca alcuna depressione. Si parla in questo caso di elefantiasi.
Il morbo di Parkinson è una degenerazione cronica e progressiva dei neuroni presenti in una parte del sistema nervoso centrale, detta sostanza nera, che contiene la dopamina, un neurotrasmettitore responsabile del controllo dei movimenti muscolari. Generalmente si presenta dopo i 50-60 anni d’età ed ha un andamento cronico che può superare i 20 anni d’età. I principali sintomi del morbo di Parkinson sono il tremito, o tremore nelle mani, nelle braccia, nelle gambe, alla mascella, o alla testa; la rigidità degli arti e del tronco; la bradicinesia, ossia lentezza nei movimenti e infine l’instabilità di posizione, o equilibrio indebolito. I sintomi del morbo di Parkinson si presentano inizialmente in forma lieve e si fanno più marcati con il passare del tempo: il soggetto ha sempre maggiori difficoltà nell’eseguire semplici azioni e persino nel parlare. Il morbo può essere cronico, quando persiste per un lungo periodo di tempo, oppure progressivo, quando si aggrava con il passare del tempo. Le cause che provocano il morbo di Parkinson sono ancora oggi sconosciute, si ritiene però che il morbo derivi dalla predisposizione genetica alla malattia combinata con altre cause quali per esempio un trauma alla testa, l’esposizione a sostanze tossiche ambientali o a causa dell’arteriosclerosi cerebrale, soprattutto nei pazienti più anziani.

La terapia con ossigeno-ozono in chirurgia maxillo-facciale e odontoiatria può essere eseguita con applicazione diretta del gas, con infiltrazioni dirette, con acqua ozonizzata e con olio ozonizzato. L’ossigeno ozono terapia in campo odontoiatrico è pressochè indolore, infatti solo le infiltrazioni producono un leggero bruciore, tutte le altre tipologie di somministrazione sono indolori, in igiene è possibile utilizzare acqua ozonizzata con l’ablatore per ottenere risultati molto soddisfacenti.
L’olio ozonizzato è un presidio che consente di sfruttare le proprietà terapeutiche dell’ozono applicandolo direttamente nei punti interessati. L’applicazione diretta del gas è particolarmente efficace nelle patologie delle mucose orali ed in parodontologia. Nei disturbi dell’ATM si applica per infiltrazione diretta.
L’ozono ha mostrato la sua efficacia in odontoiatria preventiva, conservativa e in endodonzia. Il trattamento con ozono riguarda anche:

  • stomatiti e candida albicans
  • terapia canalare
  • perimplantiti
  • ritardi di guarigione in chirurgia orale
  • afte
  • ascessi dentali
  • lembi rivascolarizzati
  • alveolite
  • osteomieliti
  • osteonecrosi da bifosfonati
  • disturbi dell’ATM definiti disordini cranio-mandibolari
  • mucositi da protesi ed anche per il trattamento delle afte oltre all’herpes labialis

L’ozono viene inoltre utilizzato con successo nelle estrazioni dentarie, in paradontologia, in chirurgia, nelle reazioni apicali, negli innesti ossei e per l’igiene orale.

L’onicomicosi è un’infezione causata da funghi che colpisce le unghie, sia dei piedi che delle mani. Può manifestarsi come macchia biancastra o giallastra sotto la punta delle unghie oppure può rimanere circoscritta all’unghia stessa. Quando il fungo (generalmente appartenente al gruppo dei dermatofiti) si diffonde più in profondità sotto l’unghia, può far macchiare e ispessire le unghie e farle sbriciolare ai lati. L’onicomicosi è più diffusa tra gli anziani, soprattutto per la minore circolazione sanguigna e la maggiore esposizione ai funghi. Numerosi sono i fattori che possono provocare l’infezione, come la sudorazione eccessiva, il lavoro in ambiente umido, la psoriasi, una cattiva calzatura che impedisce la traspirazione e che non assorbe il sudore, le piccole lesioni della pelle o delle unghie stesse, il camminare scalzi in ambienti pubblici umidi (come piscine e palestre), oppure può essere provocato un’infezione già presente, da malattie quali il diabete, disturbi circolatori o del sistema immunitario. I sintomi più comuni sono le unghie più spesse o, al contrario, unghie molto fragili e frastagliate, deformi, opache o di colore scuro.
La periartrite scapolo omerale è una malattia infiammatoria e degenerativa molto frequente che coinvolge i tessuti di natura fibrosa che circondano l’articolazione della spalla e colpisce prevalentemente i soggetti di età inferiore ai 40 anni. I muscoli colpiti sono il sovra spinoso, il sottospinoso e il piccolo rotondo.
Non esiste una causa scatenante specifica della periartrite scapolo omerale: l’infiammazione può essere provocata da diversi fattori come traumi e micro traumi ripetuti, turbe neuro vascolari, disturbi dei nervi e dei vasi sanguigni, fattori alimentari, fattori tossici, esposizione prolungata al freddo ed infine alterazione della statica e della postura (ipercifosi dorsale, rigidità del cingolo scapolo-omerale). La periartrite scapolo omerale si manifesta con dolori sulla parte anteriore ed esterna delle spalle sia in concomitanza di movimenti che a riposo. Con il passare del tempo, si acutizzano sempre di più, sono avvertibili sia in condizioni di movimento che di riposo e danno luogo ad una rigidità che interessa tutta l’articolazione.
L’infarto è costituito dalla necrosi di una zona dimiocardio una parte importante del cuore, dovuta all’improvvisa occlusione di uno o più rami delle arterie coronarie. Si definisce ischemia, ovvero una mancanza totale o parziale di sangue. L’infarto insorge con un violento dolore al petto, dietro lo sterno, che può estendersi al braccio sinistro o al collo. Il dolore è accompagnato da sudorazione fredda e tachicardia.
La proctite è un processo infiammatorio acuto o cronico che colpisce l’intestino e il retto. L’infiammazione può essere procurata da traumi verificatisi a carico del canale e dell’apertura anale, da malattie sessualmente trasmissibili (come Clamidia, Herpes genitale, Sifilide e Gonorrea) e da malattie infiammatorie intestinali (colite ulcerosa e morbo di Crhon). La proctite si manifesta generalmente con dolore, tenesmo rettale (ovvero lo stimolo continuo a defecare, spesso unito a sangue nelle feci), prurito, emissione di feci liquide con muco o membrane, lesioni ano-perianali, in quantità e proporzioni variabili anche in rapporto all’andamento e alla causa della malattia. La defecazione è dolorosa, e spesso lo è anche l’emissione di urina. Si parla di proctiti aspecifiche, invece, quando l’origine delle stesse è sconosciuta. Un esempio di queste è la proctite ulcerosa, spesso accompagnata da stati febbrili. Le forme batteriche vengono generalmente curate con la terapia antibiotica, mentre nelle proctiti ulcerose vengono utilizzati supposte e clisterini medicanti. A seguito di eventuali complicazioni, è necessario l’intervento chirurgico.
La psoriasi è una malattia della pelle tra le più diffuse al mondo, generalmente cronica e spesso recidivante, che colpisce circa l’ 1-2% della popolazione mondiale. Può presentarsi con poche placche che persistono tutta la vita, oppure può estendersi su tutta la superficie cutanea. La lesione elementare della psoriasi è costituita da chiazze eritematose di colore rosso ricoperte di squame secche e biancastre spesso associate a prurito, bruciore ed estrema secchezza della pelle. Può presentarsi in modo improvviso oppure graduale. Le lesioni psoriasi possono interessare tutto il corpo, ma in modo specifico specialmente i gomiti, le ginocchia, il cuoio capelluto e la regione sacrale. Il viso generalmente non viene colpito dalla malattia. Può avere una forma follicolare o puntata, guttata, nummolare, ad ampie chiazze, rupioide, elefantina, pustolosa localizzata o generalizzata. La psoriasi può insomma manifestarsi in modi e forme molto diverse tra di loro, ma fondamentalmente si possono distinguere cinque forme principali: psoriasi guttata, psoriasi cronica in chiazze, psoriasi pustolosa, psoriasi eritrodermica, psoriasi artropatica. Esistono alcuni fattori scatenanti della psoriasi nei soggetti come la predisposizione di tipo genetico; i processi infettivi, alcuni soggetti infatti si ammalano di psoriasi a seguito di un’infezione virale o batterica; uno stile di vita caratterizzato da abuso di alcol e fumo; ed la presenza di altre patologie, come la comorbilità o l’obesità. Altri fattori scatenanti possono essere le lesioni cutanee, lo stress, le ustioni solari, alterazioni di tipo ormonale oppure alcuni tipi di farmaci.
Le riniti possono essere di due tipi: vasomotorie o allergiche.
La rinite vasomotoria è una forma di rinite cronica caratterizzata da congestione vascolare intermittente della mucosa nasale, starnuti, rinorrea acquosa e ipoosmia (ovvero la diminuizione della percezione degli odori). Questi sintomi si manifestano per breve tempo, ma più volte al giorno e vengono accentuati la notte, a causa della posizione supina. L’infiammazione cronica è infatti causa di ostruzione delle fosse nasali e conseguente difficoltà nella respirazione. La condizione sembra aggravata anche da un’ iperattività a stimoli come il fumo, il caldo, il freddo, umido e soprattutto il secco.
La rinite vasomotoria si differenzia dalle infezioni nasali virali o batteriche per mancanza dell’essudato purulento e delle croste. Si differenzia da una rinite allergica per la mancanza di un allergene identificabile. Le cure hanno lo scopo di ridurre i sintomi e consistono nell’uso di farmaci decongestionanti e anti infiammatori, aerosol terapia o terapie termali.
La rinite allergica, invece, è una condizione infiammatoria delle mucose nasali caratterizzata da rinorrea, starnuti e ostruzione delle vie nasali; spesso è associata a prurito faringeo e congiuntivale, lacrimazione e sinusite. La rinite allergica stagionale è scatenata dall’esposizione a pollini, soprattutto di graminacee, alberi, erbe e muffe. La rinite allergica perenne o aperiodica è frequentemente dovuta al contatto con acari, insetti, polveri e detriti epidermici animali (peli del canee del gatto,piume). La diagnosi di questa patologia si formula in base all’anamnesi ed ai test allergici.
La sclerosi cerebrale, o morbo di Schilder è una patologia cronica che colpisce durante l’età adolescenziale e prevede una demielinizzazione progressiva di vaste aree della sostanza bianca cerebrale. I sintomi più comuni sono disturbi della coscienza e deterioramento mentale, spesso accompagnati da crisi epilettiche.
La sclerosi multipla, o sclerosi a placche, è una malattia autoimmune organo-specifica che colpisce il sistema nervoso, caratterizzata dalla comparsa nell’encefalo e nel midollo spinale di focolai rotondeggianti color grigio-rosa di dimensioni variabili. All’interno di queste placche si ha demielinizzazione della sostanza bianca e proliferazione di cellule della neurolgia.
La cause scatenanti della sclerosi multipla sono ancora oggi sconosciute, ma sono dovute, principalmente, ad un’anomala attivazione del sistema immunitario, cellulare eumorale, che dipende da fattori genetici, coinvolti nella predisposizione a sviluppare la malattia, e da fattori ambientali. I sintomi della sclerosi multipla sono diversi per tipo e per gravità ed é per questo che possono dare origine a quadri clinici molto diversi (da qui il termine “multipla”). L’imprevedibilità resta una delle caratteristiche principali di questa malattia, all’esordio della quale si possono riscontrare disturbi motori, disturbi della sensibilità, tremori, deficit visivo (tipico l’annebbiamento della vista, a causa della neurite del nervo ottico o lo sdoppiamento della vista), deficit nell’equilibrio e nella coordinazione dei movimenti, paralisi e disturbi della sensibilità, accompagnata da un’alterazione della sensibilità cutanea.
La sindrome da stanchezza cronica (o Chronic Fatigue Syndrome) è un disturbo dalle origini oscure che colpisce in prevalenza giovani e donne con una età media di insorgenza intorno ai 30 anni ed è molto rara negli anziani. La fatica cronica persiste solitamente per almeno 6 mesi, non viene alleviata dal riposo e spesso anzi viene aggravata da minimi sforzi compiuti. I sintomi della Chronic Fatigue Syndrome sono generalmente una stanchezza prolungata e debilitante, cefalea, dolori delle ghiandole linfonodali cervicali e ascellari, mal di gola ricorrente, dolori muscolari e alle ossa, disturbi del sonno, perdita di memoria, difficoltà di concentrazione e malessere generale. Tutto ciò provoca, a lungo a andare, l’ incapacità di sostenere i normali impegni della vita quotidiana, sia a livello occupazionale, che sociale o personale. È spesso associata a stress o a sindromi ansioso-depressive. La sindrome da stanchezza cronica è stata riportata in tutto il mondo, compresa l’Europa, l’Australia, la Nuova Zelanda ed il Canada, l’Islanda, il Giappone, la Russia ed il Sudafrica.
La stipsi, o stitichezza, è un malfunzionamento dell’intestino dovuto a diversi fattori e caratterizzato da difficoltà ad evacuare le feci, da defecazione insufficiente, infrequente o irregolare, ed infine da sensazione di incompleto svuotamento rettale. Si tratta di un arresto temporaneo delle feci nell’intestino crasso. Una frequente complicanza della stipsi è costituita dalle emorroidi, che spesso sono provocate dalla difficoltà di defecazione e dalla consistenza delle feci. La stitichezza cronica può causare disturbi e complicanze spesso gravi, come l’occlusione intestinale, dolore addominale cronico, megacolon, volvolo, fecaloma, fino al cancro delcolon-retto.
La sindrome del tunnel carpale (STC) è una neuropatia dovuta alla compressione del nervo mediano al polso, nel suo passaggio attraverso il tunnel carpale, una cavità localizzata a livello del polso attraverso cui passano vene e tendini che gestiscono le flessioni delle dita.
Colpisce prevalentemente le donne ed è variabile a seconda dell’attività lavorativa svolta, che può contribuire ad aumentare o diminuire l’incidenza della malattia. Inizialmente la sindrome del tunnel carpale si manifesta con formicolii, sensazione di intorpidimento o gonfiore della mano, e in particolare del nervo mediano, soprattutto al mattino o durante le ore notturne. Il dolore può poi estendersi anche all’avambraccio. In seguito, il soggetto può perdere la sensibilità alle dita e la forza in tutta la mano.
La tromboflebite, o flebotrombosi, è l’infiammazione della parete di un vaso venoso, che si associa alla trombosi del vaso stesso. I fattori che possono contribuire alle tromboflebiti sono l’aumento della coagulabilità del sangue o del numero di piastrine, la diminuzione della velocità di circolazione del sangue, le lesioni alle pareti venose, le malattie infettive, gli interventi chirurgici ed infine la gravidanza e il parto.
Esistono due tipi di tromboflebite: la trombosi venosa profonda, che interessa le vene più grandi e in profondità, e la tromboflebite superficiale, che interessa invece le vene più vicine alla superficie della pelle. Colpisce soprattutto le vene degli arti inferiori, la vena cava inferiore, le vene pelviche, la vena porta. I sintomi più comuni della tromboflebite sono l’ingrossamento notevole dell’arto interessato, il dolore, che da lieve diventa poi bruciante, l’aumento della temperatura e l’arrossamento della cute nella zona sovrastante la vena. Si manifesta con febbre, dolori, vomito, diarrea, aumento di volume del fegato e della milza.
L’ulcera varicosa, detta anche ulcera trofica o ulcera da stas, è una lesione della pelle che colpisce la gamba in prossimità della caviglia, ed è dovuta a insufficienza venosa degli arti inferiori, a piaghe, a varici, a edemi. Si manifesta più facilmente in soggetti affetti da cardiopatie, ipertensione o diabete. La forma della lesione, in genere rotondeggiante, ovalare o comunque irregolare, presenta un fondo lardaceo o purulento con bordi cianotici ed è spesso generata a seguito di un trauma. L’ulcera varicosa tende a non guarire ma ad allargarsi progressivamente, mentre la pelle attorno all’ulcera diventa rossa e le caviglie sono spesso gonfie. Nei giovani di solito le ulcere varicose si possono guarire in poche settimane, mentre nelle persone anziane possono persistere per molti mesi o persino per anni.